La Corte di Cassazione, nella sentenza n. 15236 del 12 settembre 2012, ha affermato che i prelievi ingiustificati dal conto bancario della società da parte dei soci possono essere considerarti ricavi in nero. Il caso prende spunto dall’accertamento fatto ad una società sui cui conti bancari risultavano prelevamenti dei soci di somme poi utilizzate per pagare il mutuo di casa. Nel ricorso per cassazione la società contesta la procedura induttiva adottata dall’ufficio, sostenendo che è a carico dell’Amministrazione Finanziaria, e non del contribuente, la prova che movimenti sul conto corrente bancario di società di capitali o personale di soci ovvero operazioni effettuate da soci sono riferibili a operazioni societarie. Inoltre, per rendere inattendibile una contabilità è necessario basare le presunzioni su fatti noti piuttosto che presunti. La Corte ha respinto il ricorso perché i motivi di impugnazione o sono risultati inammissibili o non sono stati idoneamente sviluppati secondo rito oppure sono privi di autosufficienza. Si convalidano i prelievi ingiustificati dei soci dal conto aziendale come ricavi in nero, ed è irrilevante la circostanza che la contabilità sia regolare, non ostando tale modalità all’attività di accertamento da parte dell’Amministrazione finanziaria anche nell’ipotesi di operazioni inesistenti.
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