Il redditest vuole essere un primo passo verso il nuovo “redditometro”. E’ più che altro uno strumento “psicologico” per indurre il contribuente ad adeguare il suo reddito al tenore di vita, se questo dovesse risultare incoerente. I dati di spesa del contribuente sono già a disposizione dell’anagrafe tributaria: si pensi alle varie comunicazioni richieste ai contribuenti e agli intermediari, come spesometro e beni utilizzati dai soci. Prima di procedere con un accertamento l’Agenzia deve obbligatoriamente invitare il contribuente a fornire ulteriori dati e notizie, rispetto a quelli già in possesso dell’amministrazione, e poi, se opportuno, proseguirà con l’indagine verso quel contribuente, convocandolo al contraddittorio da accertamento con adesione. Solo in caso di mancato accordo nel contradditorio potrà emettere l’atto di accertamento. Il redditometro si baserà sulle stesse voci di spesa che rilevano ai fini del redditest. Il direttore dell’Agenzia Attilio Befera ha dichiarato che esso sarà incentrato prevalentemente sulle spese già presenti in anagrafe tributaria, su quelle stimate il cui importo è ottenuto applicando una valorizzazione a dati certi e, in via residuale, sulla spesa media Istat.
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